Brano tratto dall’album del cantautore abruzzese
METROMORALITA’ che rispecchia i
concetti sottesi a questo neologismo che dà il titolo: concetti caratterizzati,
sia nei testi che nelle melodie e negli arrangiamenti, da una visione del tutto
personale.
Chi è e cosa cerca oggi il viaggiatore
di un’Italia che “non sa più portare i tacchi” mentre il mondo si muove sul
touchscreen e nessuno sembra sapere o volere “alzare un dito”?
Il brano è una
delle 10 tracce dell’album Metromoralità di Adolfo Dececco, nato sotto il segno
della produzione artistica di Vince Tempera e Guido Guglielminetti, con la
collaborazione di musicisti come Elio Rivagli, Pier Mingotti, Alessandro
Arianti, Paolo Giovenchi, Andrea Morelli, Stefano Parenti, Carlo Gaudiello,
Fabrizio Barale, Alex Valle e Ivano Zanotti; per alcuni testi, invece, Dececco
ha scelto la collaborazione di Giorgio D’Orazio. Tra musica e parole è costante
il binomio di dimensione intimistica e riflessione collettiva, da
quell’osservatorio che è l’Italia del 2014, un momento storico in cui guardare
soprattutto alla generazione dei ventenni e trentenni, fra problematiche e
sogni, che se dubita sul mondo del lavoro e della politica può ancora credere
in una soddisfazione della propria vita nella società attuale, grazie alla
capacità di vivere la contemporaneità pagando il biglietto alla metropolitana
dell’arte.
Il ruolo dell’artista oggi coincide con quello del
pubblico nel senso di lasciare aperte tutte quelle domande che vanno alla
ricerca dei possibili riferimenti culturali odierni, per una generazione che
non sa bene dove appoggiarsi. Il problema, secondo Dececco, è proprio questo,
capire anzitutto se possono essere ancora validi i miti del passato, i quali,
anche se costituissero ancora un riferimento, lo stesso in fin dei conti
apparirebbe “tragico”, perché significherebbe non poter trovare nel presente
nessun ancoraggio culturale.
Adolfo Dececco, classe 1986, all'età di
tredici anni inizia a suonare e studiare privatamente la chitarra, affascinato
dai grandi musicisti di ambito rock-blues come Angus Young, Eric Clapton, Jimi
Hendrix, Jimmy Page. Abbandonati gli studi per continuare da autodidatta,
inizia anche a cantare e ad esplorare la via della composizione accompagnata
dalla scrittura di testi per brani propri.
Dopo una serie di demo
(“Aèdo”, “Per chi vive e muore il 32 dicembre”) e dopo essersi avvicinato al
cantautorato dei maestri italiani, da De Andrè a De Gregori, da Tenco a Dalla,
da Fossati a Bertoli e a Lolli, senza mai dimenticare il maestro Dylan, incide
con l’etichetta Microcosmo di Milano l’album “O si scrive o si canta” (2006)
composto da brani scritti da Dececco sia nel testo che nella musica eccetto il
brano "Cosa vuoi che sia" al cui testo collabora Giorgio D'Orazio.
Sono anni in cui, sempre a
Milano, studia filosofia all’Università “San Raffaele”, una scuola di pensiero
dove le lezioni di pensatori come Severino, Donà, Reale e altri lo accompagnano
alla laurea, conseguita nel 2008, lasciando una traccia di questa esperienza
anche tra i versi delle nuove canzoni che continua a scrivere. Alcune di
queste, per quanto concerne i testi, le firma assieme a Giorgio D’Orazio, amico
di sempre. Ed è sempre con lui che Adolfo Dececco pubblica “Giocando a Scacchi”,
una raccolta di poesie a due mani (Edizioni Tracce, 2005), ed “Eolocrasia
vomitevole”, un libello in versi e prosa (ilmiolibro.it, 2009), firmati con lo
pseudonimo congiunto “CoroReVerso”. Sempre insieme, nel 2011, redazigono il
bisettimanale “L’Altrolato”, un “foglio culturale” a distribuzione locale.
Tra le esperienze dal vivo
(con scaletta di canzoni proprie affiancate da cover in versione rivisitata),
vanno menzionati il Premio “Pigro” di Urbino del 2006, i Festival “G.R.I.F.” e
“Tener-a-mente” di Pescara, rispettivamente del 2010 e 2011, il “Petit tour”
organizzato nell’estate del 2010 dall’Associazione Culturale Rimmel per
sostenere l’A.I.R.C. (concerti presso l’Auditorium “Fermi” di Celano, il Teatro
“Vittoria” di Ortona e lo Spazio “ex Aurum” di Pescara), il Galà della
solidarietà "Un sogno in corsia" organizzato dalla onlus Adricesta
presso il Teatro Circus di Pescara (2011), oltre a decine di serate e concerti
in Abruzzo, che tra il 2012 e il 2013 lo vedono accompagnato dai musicisti della
band di De Gregori, prima, e da quelli della band di Guccini poi.
L'intento è di fondere le
sonorità rock e blues dei suoi esordi con il folk e con la musica cantautorale
più pura, basata sulla centralità del testo. In quest’ottica ha inciso alcuni
brani con la produzione di Guido Guglielminetti, da circa
trent'anni "capobanda" di Francesco De Gregori, e gli strumenti di Alessandro
Valle, Stefano Parenti, Paolo Giovenchi, Alessandro
Arianti, Elio Rivagli, Lucio Bardi, Carlo Gaudiello e Fabrizio
Barale. Da queste collaborazioni è nato anche il singolo “L'amore
paziente”, distribuito da Believe su iTunes e su tutti gli altri
digital stores, che in poco tempo ha raggiunto quasi 60.000 visualizzazioni col
videoclip su Youtube. Un esordio nel quale risuona la volontà di cercare una
nuova via per il cantautorato italiano, del tutto personale nei testi, incisivi
ma godibili, e fuso di nuove idee musicali. La musica è firmata da Adolfo
Dececco che per il testo si è avvalso della collaborazione di Giorgio D'Orazio.
Dalla primavera del 2013 Adolfo è seguito, in studio e sul palco, dal maestro Vince
Tempera, che ha deciso di assumerne la direzione artistica, avvalendosi
della collaborazione di Pierluigi Mingotti (Guccini), Ivano Zanotti
(Bertè) e Andrea Morelli (Cremonini), con i quali Dececco ha inciso
nuovi brani per l'album di prossima uscita “metromoralità” nonchè le canzoni
selezionate per le audizioni live di Musicultura 2014.
L'AltopArlAnte PromoRadio ||| PromoVideo |||
PromoStampa&Web www.laltoparlante.it
info@laltoparlante.it 3483650978
Nessun commento:
Posta un commento